Recensione: La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig


Titolo: La variante di Lüneburg
Autore: Paolo Maurensig
Edizione: Adelphi
Prezzo: 8,00 €
Trama (tratta dal sito di Adelphi):
Un colpo di pistola chiude la vita di un ricco imprenditore tedesco. È un incidente? Un suicidio? Un omicidio? L’esecuzione di una sentenza? E per quale colpa? La risposta vera è un’altra: è una mossa di scacchi. Dietro quel gesto si spalanca un inferno che ha la forma di una scacchiera. Asciutto, lucido, teso, questo romanzo ha rivelato Paolo Maurensig.

Bene. La prima cosa che mi viene da dire è che questo libro mi ha lasciato piuttosto contraddetta e con sentimenti contrastanti: se da un lato riconosco la bellezza intrinseca dell'opera, soggettivamente non mi ha fatto fare salti di felicità.
Cercherò di darne chiare spiegazioni.
Innanzi tutto la trama da copertina: totalmente fuorviante. Sì c'è un morto e in fondo si scopre anche il motivo, ma in tutto il libro non c'è traccia di indagini o investigazioni.


Uno dei personaggi muore e subito inizia il racconto che torna indietro nel tempo, di circa qualche ora. L'imprenditore è un maestro di scacchi che si diletta anche a scrivere articoli per riviste specializzate. Ama rivolgere particolari critiche a chi utilizza la variante che da titolo all'opera: la variante di Lüneburg.
Mezza giornata prima della sua morte, l'imprenditore è in treno e sta tornando verso Vienna, nelle ore che li separano dalla meta finale, lui e il suo compagno di viaggio abituale, si dilettano in una partita di scacchi.
Quel giorno, un particolare turba la loro routine: un giovane decide di sedersi nel loro scompartimento. Non solo, ma da alcune occhiate ed espressioni, appare subito chiaro che anch'egli è appassionato di questo gioco e, per di più, ad un certo momento, dichiara di amare la variante di Lüneburg e di averla usata moltissimo per vincere le partite. Dopo un po' di reticenza, il giovane viene invitato a raccontare la sua storia.
Facciamo così la conoscenza del quarto e ultimo personaggio della storia: il misterioso Tabori.
Costui aveva attirato tempo addietro, l'attenzione del giovane, poiché era chiaramente un maestro di scacchi ma non giocava mai. Alla fine, la passione per il gioco aveva spinto il giovane a chiedere all'uomo di insegnargli a giocare.
Stranamente aveva accettato.

L'istruzione del giovane da parte di Tabori occupa buona parte della prima metà del libro, tra raffinate spiegazioni del gioco (comprensibili, tuttavia, anche dai non conoscitori) e appassionati commenti sugli stati d'animo che la scacchiera procura al giovane.
La prima parte si conclude con Hans che, dopo aver perso il maestro, lo ritrova e si ritrova a compiere per lui un'ultima mossa.

La seconda parte del libro è il racconto di Tabori stesso, che inizia dalla sua infanzia, fino all'incontro con quello che sarà il suo rivale negli scacchi e nella vita, con cui si troverà ad affrontare una partita ... mortale.
Il finale ... fornisce diverse motivazioni, ma non risposte, lasciando al lettore, quella che preferisce.

Come è comprensibile da questo sporadico riassunto, se cercate un giallo o un thriller secondo canoni, lasciatelo nella libreria. Della morte dell'imprenditore si parla solo all'inizio e senza indagini o spiegazioni di sorta.
I punti focali del romanzo sono due:
- nella prima parte la passione del giovane per gli scacchi, i sentimenti che suscita in lui, quell'atteggiamento rapito e annientante che è possibile vedere in molti grandi maestri. Qualcosa che va oltre il semplice interesse hobbistico, il diletto o la professionalità lavorativa. Persone come Hans vedono negli scacchi tutto il loro mondo e niente conta più. Trovo che l'autore sia stato molto bravo a coinvolgere il lettore in un mondo molto esclusivista, utilizzando spiegazioni semplici sugli scacchi e descrizioni lucide e forti per quanto riguarda i sentimenti;
- nella seconda parte, permane l'aspetto passionale. Senza fare spoiler arriverà un momento in cui, per il personaggio precipitato all'inferno, Tabori, il pensiero di partite virtuali giocate nella propria mente, sarà tutto ciò che lo tiene a galla. Ma subentra qualcosa di più materiale e reale e una partita di scacchi diviene una partita per la vita, per molte vite. E' interessante vedere il contrasto tra i due personaggi della seconda parte: accomunati dalla stessa grande passione, dalla stessa bravura, dallo stesso genio scacchistico eppure, proprio come nel gioco, ai due antipodi, come bianchi e neri, attacco e difesa, buoni e cattivi.
Mi è venuto da pensare che uno dei due fosse dal 'lato sbagliato' della scacchiera. Quale? Anche questo è interessante, perché a seconda del punto di vista che si sceglie, cambia il soggetto svantaggiato. Il nero? perché a causa del suo gioco ha pagato con la vita? Il bianco che è stato costretto a giocare, suo malgrado, per una posta terribile? Di nuovo il nero che, sedotto dalle idee dell'epoca si è ritrovato a ricoprire un ruolo che ha pagato caro? O ancora il bianco che si lascia trascinare dalla sete di vendetta?

Per quanto riguarda i personaggi, gli unici due di cui conosciamo pensieri e sentimenti sono i due narratori, Hans nella prima parte, Tabori nella seconda. Su quanto siano approfonditi c'è bisogno di una riflessione. Se da un lato, infatti, ad una lettura più attenta, essi non parlano altro che di scacchi e di questa loro passione, dall'altro, essa viene sempre descritta come così totale e assorbente da non lasciare spazio ad altro. Dei due personaggi quindi, conosciamo poco di più, perché c'è poco di più. Hans approfondisce solo la parte di racconto riguardante l'incontro con Tabori e il suo apprendimento; Tabori si dilunga un po' di più, iniziando dall'infanzia per poi proseguire con le prime partite, l'incontro con il rivale, fino a che la storia non si mette nel mezzo dividendoli e facendoli re-incontrare in un luogo che assume i contorni di un non luogo. Gli altri due, l'imprenditore e il suo compagno, sono solo leggermente tratteggiati, almeno nei momenti in cui intervengono in prima persona.

Passando all'aspetto più meramente stilistico, direi che ho apprezzato il modo di scrivere dell'autore, elegante, preciso, semplice ma con una parvenza di elaborazione e una notevole poetica nelle immagini utilizzate. L'io narrante è molto ben utilizzato in quanto non crea anticipazioni limitandosi a raccontare ciò che il protagonista potrebbe, giustamente, sapere: il suo passato, senza creare attesa o aspettative con commenti 'fuori tempo'. Anche il linguaggio è adattato egregiamente in quanto rispetta il lessico del racconto orale senza cadere troppo nelle regole del racconto scritto. I termini sono semplici e comprensibili, di registro medio, tendente all'elevato, ma senza apparente ricerca terminologica.

Passando alla lunghezza, l'ho trovato decisamente corto, per gusto personale, avrei preferito alcuni approfondimenti in certi punti e qualche spiegazione in più. Contrariamente a come avviene troppo spesso ultimamente, qualche pagina in più non avrebbe stonato. inoltre non ho apprezzato le tempistiche dei racconti, lenta per i nove decimi del libro per poi far capire tutto nelle ultime pagine. Avrei preferito più sintesi in alcuni momenti e più spazio alla 'partita' che ha dato il via a tutto e si ricollega con l'inizio del libro.

Giudizio finale complessivo: Bene come dicevo all'inizio, oggettivamente riconosco il valore dell'opera, soprattutto nella seconda parte, quando emergono i motivi dell'omicidio/ suicidio e la genialità di condurre una partita così a lungo, ma, soggettivamente, non mi è piaciuta. Non è questione di apprezzare o meno, non mi è proprio piaciuta, sto parlando di mero gusto personale. Non mi è piaciuta perché avrei preferito che il lato investigativo fosse presente, se non approfondito, non mi è piaciuta la tempistica dei racconti, non mi è piaciuta perché non c'erano accenni in copertina, ad un periodo storico di cui non amo leggere. Anche in questo caso dietro c'è solo il gusto personale, non mi piacciono gli antichi egizi, non mi piace il XVIII secolo, non mi piace la Seconda guerra mondiale. Probabilmente avrei letto il libro ugualmente, ma avrei preferito saperlo.
Voto: 7/10

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