Recensione: La mano del morto di Antonio Chiconi

L'evoluzione di una lettrice: da 50 libri iniziati in contemporanea a 50 libri + 50 recensioni.
Speravo di migliorare, lo ammetto, ma nel senso opposto U_U
Comunque, almeno il mio proposito di smaltire tutto ciò che ho in lettura adesso, sembra che si stia realizzando. Incrocio le dita.

Titolo: La mano del morto
Autore: Antonio Chiconi
Edizione: Momentum Edizioni
Prezzo: 14,00€
Trama: Spy-story dal retrogusto hard-boiled che vede il tuttofare della malavita Cairo preso di mira da trafficanti sud americani, nazisti, CIA e multinazionali del tabacco. Il tutto a causa di una valigetta dal contenuto segreto che interessa a troppe persone...

Mah...
Generalmente i thriller mi piacciono ma questo mi ha lasciata piuttosto insoddisfatta.
Lo paragono senza remore ad un film anni '60 di serie B ambientato in Sud America.
La trama potrebbe non essere male, ma finisce per scomparire sotto ai tanti (troppi) nomi che compaiono via via. Ad ogni capitolo ne saltavano fuori due o tre fino a metà libro. Quasi impossibile ricordarseli tutti, meno ancora ricordare chi sono, cosa fanno e da quale parte stanno.
Troppi anche i flashback che interrompono l'azione e creano notevole confusione.
Per finire i fili. Attorno alla valigetta citata nella sinossi girano un po' troppi gruppi: nazisti, CIA, trafficanti messicani, cubani, poliziotti corrotti e quant'altro aumentando il livello di difficoltà di lettura.
Generalmente i begli intrecci mi piacciono e m'intrigano, li trovo stimolanti. Qui purtroppo il rapido alternarsi dei personaggi, unito ad una scrittura non proprio esaltante, crea solo un senso di sbiadito e caos. Una robetta insipida buona neanche per passare qualche ora in relax. Troppo complicato per leggerlo quando si è stanchi, troppo noioso per dedicargli momenti più lucidi.
Tutto il libro è una sequenza di: Tizio fa questo, Caio spia quell'altro che a sua volta è spiato da Sempronio, che l'ha mandato Claudio, che lavora per Paolo, ma fa anche il doppio gioco con Callisto, che fa parte di ... e così via.
Emozioni zero, enfasi meno che mai.
Linguaggio scontatissimo e tendente allo scurrile solo per fare effetto, nel tentativo di dare al libro una connotazione che non ha.
Un'idea non male ma malamente sprecata. peccato.

Personaggi: Cairo è il protagonista e forse l'unico che si distingue un po'. Esce da un paio di situazioni in maniera non proprio chiara, ma in linea generale è arguto, spregiudicato, determinato e abbastanza simpatico. Per quanto riguarda gli altri sono essenzialmente piatti e fatti con lo stampino. Tutti pieni di muscoli, fedeli e sull'idiota andante. Soprattutto, con scarsa caratterizzazione e approfondimento. Dovrebbe distinguersi il Dottore, che tutti sembrano temere, ma i motivi per cui è temuto non si vedono granché. Uno di quei cattivi che lo sono perché lo dice l'autore, non perché mostrino con i fatti di meritarsi tale titolo. Evito di citare tutti gli altri, sarebbero solo una lunga sequenza di nomi su cui scriverei le stesse identiche cose.

Stile: La scrittura è abbastanza fluida e generalmente corretta, ma finisce un po' lì. Le parole straniere sono un po' troppe, per quanto sensate e utili a costruire l'ambientazione, così come le parolacce e, nel complesso, un linguaggio piuttosto scurrile anche al di fuori dei dialoghi. Il registro è decisamente tendente al basso e contribuisce a far scadere il romanzo anziché caratterizzarlo. La scena cambia ad ogni paragrafo e i paragrafi sono tendenzialmente brevi, contribuendo a creare confusione.

Giudizio finale complessivo: Un libro che è partito in maniera accattivante e intrigante, ma che si è perso sotto troppe cose. Troppi personaggi da tenere a mente, troppi gruppi in lotta fra loro, troppi spostamenti, troppe idee in generale. Ad un certo punto si aggiunge anche un elemento fantasy di cui, onestamente, non se ne sente il bisogno. L'ho iniziato piuttosto entusiasta, ma il senso di noia ha prevalso quasi subito e sono giunta alla fine a fatica. Come rimanere a vedere un brutto film solo perchè ormai ai pagato il biglietto. Poi in fondo tutto si risolve (come nei migliori ammazzaammazza di Bruce Willis), ma ciò che si prova è solo senso di liberazione. Nell'epilogo viene rivelata una cosa che mi ha fatto contenta, ma non è abbastanza per risollevare l'opinione complessiva.
Voto: 5/10

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