Recensione: Alla fine del silenzio di Charlotte Link

Ok. Ci sono e, almeno per un po', il blog dovrebbe avere post abbastanza regolari. 'Dovrebbe', perché come sempre gli imprevisti sono sempre in agguato.
Questo libro è l'ennesima conferma della divergenza di gusti tra me e la consocia. Ve lo mostro citando una conversazione.
Dru: A me non dispiace, addirittura sbuffo se devo interrompere la lettura
Dil: Beata te. Io sbuffavo quando dovevo riprenderla.
Piuttosto lampante :D
Il titolo è il link a goodreads.

Titolo originale: Am ende des schweigens
Autore: Charlotte Link
Edizione: Tea
Prezzo: 10,00€
Trama: In una villa in un paesino dello Yorkshire, trascorrono le vacanze tre coppie tedesche amiche da sempre. Dietro un'apparente armonia si nascondono in realtà contrasti, incomprensioni, odi e paure.

Voto: 8/10
Sono stata indecisa sul voto, tra 7 e 8, perché da un lato mi è piaciuto, dall'altro, alla fine, mi è sembrato un libro nella norma senza elementi di rilievo.
Ho optato per 8, perché comunque mi sono resa conto di averlo letto velocemente e di essermici anche appassionata abbastanza. Soprattutto mi sono piaciuti i retroscena psicologici dei personaggi.
Fin dall'inizio è chiaro che tra le tre coppie di amici i rapporti non sono proprio idilliaci. Queste vacanze di gruppo sembrano più un obbligo a cui è impossibile sottrarsi; ogni iniziativa personale è malvista e passano più frecciate e discussioni con momenti di tensione perenni, che non battute rilassate e allegria come ci si aspetterebbe da un gruppo di amici in vacanza.
Stavolta le cose saltano perché sembrano esserci troppi elementi di disturbo: in primis Ricarda, ragazza adolescente che odia la nuova moglie del padre e i suoi amici. E' forse la più onesta nell'esprimere, dalle pagine del suo diario, tutta la falsità e il disagio proprio e di tutti gli altri.
Poi c'è Jessica, nuova moglie di Alexander (e matrigna di Ricarda). Ama il marito, ma è anche molto indipendente e comincia a rendersi conto che le cose non sono così idilliache come le erano apparse all'inizio e che quegli amici che ha cercato di farsi piacere forse non le piacciono così tanto.
Il terzo, grande (perché ve ne sono anche di più piccoli), elemento di disturbo è costituito da Philip Bowen, che si è convinto (se a torto o a ragione non è dato saperlo) di essere un figlio illegittimo di Kevin McGowan, il nonno della proprietaria, e quindi, come lei, suo legittimo erede di Stanbury House.
Mi è piaciuto il modo come tutto salta: i nervi sempre più tesi, le cose che vengono fuori, fatti che non possono più essere ignorati. E una rosa ampia di potenziali colpevoli tutti con un buon movente.
Ho trovato il delitto un po' troppo splatter, ma trasmette bene l'orrore e la drammaticità. 
Il 'dopo', più che sull'indagine, si concentra sui sopravvissuti e questo lo rende un thriller piuttosto atipico.
Inoltre, dopo il delitto, per contrasto i racconti si spostano spesso su fatti antecedenti.
In ogni caso tutte le domande che avevo hanno trovato risposta, per cui direi che gli elementi sono ben sfruttati, così gli indizi e la curiosità atta a tentare il lettore e spingerlo ad andare avanti.
Sempre affascinante la campagna inglese, mentre mi ha stupito la passione dei tedeschi per il tè; non sapevo ne facessero un così largo uso (in 500 pagine ne berranno 500 litri).
I personaggi mi sono piaciuti pur essendo orribili. Nel senso che sono ben caratterizzati e definiti, si ricordano facilmente e colpiscono il lettore, ma sono orribili come persone. Alexander è totalmente assoggettato agli altri, tanto da andare contro la moglie e la figlia. Tim è uno psichiatra snob (che avrebbe lui stesso bisogno di aiuto) che si crede un gradino sopra gli altri e usa tutti come cavie; Patricia è rimasta una ragazzina viziata che vuole la vita perfetta, la famiglia perfetta, il fisico perfetto, tutto perfetto e guai a incrinare l'aria idilliaca, Leon è quello che ho capito meno, Ricarda invece è quella che mi è piaciuta meno. Non sono riuscita a percepire il suo trauma e mi è sembrata per tutto il tempo una ragazza a cui le dessero vinte un po' troppe.
prendo solo loro come esempi altrimenti non finisco più. Si salva un po' Jessica, che sembra essere la protagonista e quella un po' più normale. Quanto meno è equilibrata e coscenziosa e vede le cose con una certa logica.
Lo stile è forse un filo lento. Come dicevo a me è scorso abbastanza, ma mi rendo conto che ci sono molte parti che possono risultare lente (chiedete alla mia consocia grafica, vi dirà che il libro non passa più), sia nelle descrizioni di luoghi e situazioni, sia nei pensieri e percorsi mentali dei personaggi. Inoltre ho trovato un po' inutile il riferimento alle sorelle Bronte, la campagna inglese è descritta benissimo anche senza una collocazione così precisa (per altro inutile ai fini della storia).


Commenti

  1. Sì, decisamente per me non passava mai! Il mio giudizio non è così positivo come il tuo ma sono strafelice che tu abbia apprezzato. Il prossimo regalino libresco mi toccherà leggerlo per accertarmi che non mi piaccia XD ;)

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