Recensione: L'uomo della sabbia di Lars Kepler

Rieccomi!
Settimana scorsa ho scordato il WWW. Mi spiace. Questa settimana cerchiamo di fare ancora meglio e di rispettare tutte le rubriche (almeno quelle).
Forse riesco a farvi anche uno Spacci e dispacci sugli ultimi acquisti. Incrocio le dita.
Intanto un libro che ho preso in prestito dai miei suoceri quasi un anno ed è ancora in mano mia. Ci ho messo tanto a decidermi a leggerlo ed era meglio se non mi decidevo affatto.
Non con tutti i libri si ha lo stesso feeling.

Titolo: L'uomo della sabbia
Titolo originale: Sandmannen
Autore: Lars Kepler
Edizione: Longanesi
Prezzo: 16,40 €
Trama: Nel cuore di una notte d'inverno in cui la neve ricopre interamente Stoccolma, un ragazzo cammina lungo i binari di un ponte ferroviario sospeso sul ghiaccio, in direzione del centro. Perde sangue da una mano ed è in gravissimo stato di shock: nel suo delirio febbricitante, parla di un misterioso uomo della sabbia. Il ragazzo si chiama Mikael e risulta scomparso da dodici anni. Da sette è stato ufficialmente dichiarato morto. All'epoca dei fatti, dopo lunghe ricerche, tutti hanno preferito credere che Mikael fosse annegato insieme alla sorellina, Felicia, scomparsa lo stesso giorno, sebbene i corpi non siano mai stati trovati. Tutti tranne il commissario Joona Linna. Lui ha sempre saputo che i due fratelli sono tra le numerose vittime del più spietato serial killer svedese, Jurek Walter, l'uomo che lui stesso ha catturato anni prima. Da allora Jurek Walter è detenuto in regime di isolamento nell'unità di massima sicurezza dell'ospedale psichiatrico Lowenstromska. Non può parlare con nessuno ed è costantemente sedato, ma niente riesce a domarlo. Il male che abita in lui è animato da una furia incontrollabile. Con il ritorno di Mikael, però, tutto cambia. Nessun caso può considerarsi chiuso. E Felicia potrebbe essere ancora viva... L'unico a sapere la verità è Walter, l'unico uomo forse in grado di essere più pericoloso dietro le sbarre che da libero. Qualcuno deve introdursi nell'ospedale e conquistarsi la fiducia del serial killer, sperando di indurlo a parlare. E, soprattutto, sperando di sopravvivergli... 

*Può contenere spoiler*
Voto: 5/10
Svezia. Stoccolma.
Sì, ho un debole per i paesi nordici (e per i giallisti nordici), quelli pieni di freddo e neve dove la vita è diversa, la legge è diversa, gli esseri umani sempre uguali.
Non importa quale sia la cultura, la storia, il modo di fare, ci sono istinti umani che sono sempre uguali e, ovunque vengano fuori, portano sempre al solito punto.
Jurek Walker è in un carcere di massima sicurezza. Eppure dopo anni dalla sua reclusione, una delle sue vittime fa la sua ricomparsa. Viva.
Un incipit che avrebbe incuriosito anche qualcuno meno appassionato di me. C'erano tutti gli ingredienti per farsi catturare. E invece no.
Partiamo dalla storia. Come ho detto l'inizio incuriosisce parecchio. Il ragazzo ritrovato dice che anche la sorella è viva e viene da chiedersi perché non l'abbia liberata o aiutata a scappare.
Il pazzo serial killer è rinchiuso, eppure in qualche modo deve aver comunicato. Nessuno può parlare con lui, perché entra nella testa delle persone e le manipola. Serve essere più furbi di lui e io già pregustavo una bella battaglia di cervelli.
Purtroppo tutto ciò che avrebbe potuto catturarmi è stato messo in secondo piano.
Fatti, fatti, fatti e ancora fatti.
Una sequenza di 'accade questo', 'accade quello' con poco approfondimento logico emotivo.
Essendo un thriller basato sulla follia di uno dei suoi personaggi, una sfida tra razionale e irrazionale, il centro della vicenda, il leit motiv, avrebbe dovuto essere il tentativo di comprensione del killer, per scoprire il più possibile di lui.
Invece no, partono già convinti che questo non sia possibile e quindi mandano un'agente semi sprovveduta a cercare di farlo parlare. Dall'altra parte, a darle man forte, l'ispettore Joona Lynna, che sembra andare avanti più a lampi di genio, che non grazie a doti particolari o metodo.
Alcune scene non hanno, francamente, senso (tipo il viaggio in Russia)
Il finale è di quelli odiosi. Si trascina per pagine e pagine con personaggi che impiegano ore a fare le cose più semplici, che si vuotano addosso caricatori interi a un metro di distanza, ma ... nessuno fa danni. E allenati una buona volta con 'sta pistola!
I personaggi sono stati la nota più dolente. Piatti e negativi.
L'ispettore Joona Lynna (e devo ancora capire perché per tutto il libro, tutti, autore compreso, lo chiamano sempre, rigorosamente, per nome e cognome) non mi ha detto niente di niente. Zero empatia, zero stima per le sue doti. Un personaggio piatto che ho scordato appena chiuso il libro.
Saga Bauer è la donna incasinata della situazione. L'intento era quello forse di farne una donna forte che nasconde la sua fragilità, ma io ho avuto per tutto il tempo l'impressione di trovarmi davanti una pazza schizofrenica. Una bambolina dolce e coccolosa a cui ogni tanto attaccano i 5 e distrugge locali e persone.
Mikail, la vittima, è l'unico che svolge bene il suo ruolo. Peccato averlo visto praticamente niente.
Tutte le mie speranze erano riposte nel killer: un cattivo davvero cattivo come piacciono a me. Ecco ... forse lo era, peccato non averlo 'visto'. Un elenco di quello che fa senza un minimo di indagine sulla sua psicologia.
Da mettersi a urlare. Cosa me ne faccio di un cattivo invincibile, se poi la sua invincibilità non me la fai vedere?
Anche lo stile non mi ha colpito molto. Troppo scarno ed essenziale. Tutto un seguirsi di azioni con pochissime descrizioni e, come ho detto, scarso approfondimento psicologico. Poi io detesto il tempo presente nei racconti. Buoni solo i capitoli brevi, che danno un minimo di ritmo (assente in tutti gli altri aspetti) e permettono al libro di scorrere un po' di più.
No, onestamente, il mio primo 'incontro' con Kepler non è stato dei migliori.
Personaggi insignificanti, storia noiosa che a metà si è citofonata da sola divenendo ancora più noiosa, situazioni che non offrono spunti originali e un finale che non finisce, ma che lascia contenti perché almeno si è finito il libro. Cerco di non aspettarmi mai niente, ma talvolta è impossibile e, stavolta, mi aspettavo di più.


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