Recensione: L'estate torbida di Carlo Lucarelli

Librino breve, un tantino fuori stagione ^^'''

Titolo: L'estate torbida
Autore: Carlo Lucarelli
Edizione: Sellerio
Prezzo: 10,00€
Trama: « - Allora da dove cominciamo? - Leonardi era in piedi nella stanza e si sfregava le mani una con l'altra, eccitato». Il commissario De Luca, nell'estate torbida seguente al tracollo del fascismo, è costretto ad indagare su una strage dai misteriosi moventi e dalle delicate implicanze.

Con L'estate torbida Carlo Lucarelli ha scritto il suo secondo romanzo giallo. Il primo - pubblicato nel 1990 da questa casa editrice col titolo Carta bianca - è nato da una tesi di laurea sulla polizia della Repubblica di Salò (nascita non singolare per chi sappia quanto il racconto poliziesco s'adagia sulla storia, sull'evento quotidiano, e quanto gli è parente l'occhio cinico o moralista dello storico). E dalla storia della polizia repubblichina, Lucarelli ha tratto, non tanto un singolo caso misterioso, quanto una atmosfera torbida, foriera di ogni possibile intrigo e di disillusione inquieta degli onesti: un miscuglio, letterariamente felice, di modernità raggiunta e senso dell'abisso, di lusso e precarietà, di lotta per la sopravvivenza e abbandono al destino. Ma soprattutto, ha distillato da quell'atmosfera un personaggio vivido, il commissario De Luca, uomo onesto e laico in un mondo di corruzione e di ideologie, funzionario fedele al dovere tra i felloni, moralmente certo, nel pieno della notte, che qualcosa va salvata alla luce che verrà. Nell'estate torbida seguente al tracollo del fascismo, De Luca, richiamato ufficiosamente a indagare, si occupa di una strage dai misteriosi moventi e dalle delicate implicanze.

Voto: 7/10
Mah...
La prima esperienza con questo autore non mi ha lasciato particolari entusiasmi.
Il libro è abbastanza breve e questo lo rende conciso e privo di fronzoli. Al contempo ho avuto l'impressione che mancasse qualche approfondimento che facesse chiarezza o che permettesse di seguire meglio. Non che sia affrettato o tirato via, l'impressione è più che le cose siano sott'intese, scontate o date per intuibili. Probabilmente è così, perché non ci sono parti o momenti che non ho capito; diciamo che a gusto mio avrei preferito qualche frase in più qua e là.
L'ambientazione è l'Emilia Romagna dell'immediato dopoguerra (forse non è neanche 'dopo') con i fascisti in fuga e i partigiani che danno loro la caccia. Una situazione in cui sembra difficile far rispettare la legge, soprattutto se coinvolge qualcuno considerato un eroe di guerra.
La trama è abbastanza semplice anche se si dispiega tutta solo alla fine, con il colpo di scena che illumina tutti (preferisco le indagini ad indizi in cui il lettore può divertirsi a scoprire il colpevole).
Pur essendo breve ha il pregio di coinvolgere diversi personaggi e qui ho apprezzato la bravura dell'autore, perché sono molti e perché ha saputo caratterizzarli in poche parole. Non sono approfonditi, né si vede molto della loro psicologia, eppure sono chiari. Non si crea confusione tra l'uno e l'altro, si ricordano facilmente, si inquadrano subito nelle categorie che permettono di classificarli (protagonista, antagonista, comprimario, ecc...). nel mio caso questo ha contribuito molto a rendermi piacevole e scorrevole la lettura.
Lo stile adottato mi è sembrato adatto al racconto: semplice, veloce, privo di fronzoli. I periodi sono abbastanza brevi, poche le riflessioni, quasi assenti le descrizioni. Tempistiche in crescendo: parte lento, poi le scoperte e le deduzioni si fanno via via più frequenti e veloci.
Un libro rilassante, ma che fotografa un momento un po' strano della storia italiana di cui non si parla molto.

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