Recensione: Il cucciolo di M. K. Rawlings

Titolo: Il cucciolo
Titolo originale: The yerling
Autore: M. K. Rawlings
Edizione: Fuori catalogo (credo)
Trama: (Scusate, l'ho trovata solo in inglese)Young Jody adopts an orphaned fawn he calls Flag and makes it a part of his family and his best friend. But life in the Florida backwoods is harsh, and so, as his family fights off wolves, bears, and even alligators, and faces failure in their tenuous subsistence farming, Jody must finally part with his dear animal friend. There has been a film and even a musical based on this story.

Voto: 7/10
Sono stata un po' indecisa se parlarvi di questo libro o meno, perché io l'ho trovato in una vecchia edizione degli anni '70 e non ho idea se sia ancora in catalogo in qualche casa editrice.
Diciamo che ve ne parlo, casomai dovesse capitarvi tra le mani, o magari tra quelle di figli pre adolescenti, in quanto si tratta di un romanzo di formazione, anche se datato. Sul libro non sono riportati dati, ma vista l'assenza più totale di qualsiasi macchinario (se non alcuni vaporetti) ho stimato la sua ambientazione tra fine '800 e inizio '900; il messaggio è comunque valido, la data serve più a comprendere le particolarità della storia.
La narrazione è in terza persona, ma segue quasi esclusivamente il giovane Jody per circa un anno della sua vita, tra i dodici e i tredici anni. Un'età di passaggio molto delicata in cui il ragazzo è in bilico tra fanciullezza e adolescenza. In questa fase ottine finalmente il permesso di avere un amico 'speciale', un cerbiatto (il cucciolo del titolo) a cui il padre ha ucciso la madre per salvarsi la vita. La simbiosi tra i due è quasi totale, ma gli animali sono animali e certe cose esulano dalla loro natura e comprensione. Anche Jody molte cose non le capisce con i suoi occhi da bambino, ma sarà la vita a mettergliele davanti, obbligandolo a crescere.
per quanto non ami questo tipo di romanzi devo ammettere che mi è piaciuto. Mi ha divertita leggere della vita di una volta nonostante per i personaggi non fosse affatto facile. Sono persone brusche e con un particolare senso dell'onore, che faticano ogni giorno anche solo per portare in tavole qualche cosa da mangiare. Anche la caccia è vista in modo diverso, come mezzo di sostentamento, ma senza esagerare. La scuola non esiste, basta la vita, quella dura dei campi, che si rivela essere una maestra severa e implacabile.
Lo stile invece non ha riscontrato le mie preferenze. E' quel linguaggio un po' opaco e un po' retrò che non coinvolge e non entusiasma. Per quanto alcuni momenti siano tristi, non riesce neanche a commuovere.
Nonostante questo resta un buon libro da far leggere ai più giovani.


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