Recensione: Non tornerai mai più di Hans Koppel

Lo sappiamo: abbiamo latitato un bel po'. Purtroppo la Pasqua e impegni vari ci hanno tenute lontane dal nostro angolino e, per quanto riguarda la sottoscritta, pure dai libri in generale, virtuali o cartacei che siano.
Stiamo piano piano riprendendo e speria di riuscire anche a tornare regolarmente qui da voi.
Intanto vi lascio la mia opinione di un libro che non mi è piaciuto granchè.

Titolo: Non tornerai mai più
Titolo originale: Kommer aldrig mer igen
Autore: Hans Koppel
Edizione: Piemme
Prezzo: 9,90 €
Trama: Venerdì sera. Ylva sta tornando a casa dopo un drink con i colleghi, l’iPod nelle orecchie e la musica ad alto volume. A un tratto un’auto la affianca, cogliendola di sorpresa. Conosce la donna al volante e l’uomo sul sedile posteriore, anche se non li vede da anni, da quando da Stoccolma si è trasferita nella cittadina in cui ora vive con Mike, suo marito, e la figlia Sanna. Quando i due le offrono un passaggio, ha un attimo di esitazione ma non se la sente di rifiutare. Ringrazia e sale. Poi il buio. Quando riprende i sensi, Ylva si ritrova imprigionata in una cantina, legata a un letto, gli occhi puntati su un televisore fissato al soffitto. Allora capisce: quello che vede sullo schermo è il giardino di casa sua e lei si trova a pochi metri da lì. A breve Mike inizierà ad allarmarsi per la sua assenza e Sanna a chiedere perché la mamma non torna. Un gioco sadico che i suoi aguzzini le infliggono tra sevizie di ogni tipo. Una violenza cieca, in apparenza. Se non fosse per quell’episodio del passato che Ylva ha cercato in ogni modo di dimenticare, ma che qualcuno, evidentemente, ha ancora ben impresso nella memoria.

Voto: 6/10
Questo è stato uno di quei libri che non sapevo come prendere. O meglio, non sapevo come parlarne: mi è piaciuto, ma non tantissimo; mi ha divertita, ma non tantissimo; mi ha incuriosita, stimolata e simili, ma non ha soddisfatto le premesse.
La storia procede quasi in parallelo, mostrando cosa succede a Ylva, che viene rapita, e cosa fa e pensa il marito, all'oscuro di tutto, soprattutto del passato della moglie.
Mi è piaciuto l'intervento psicologico iniziale, che mostra i punti salienti del comportamento di un carnefice. L'autore lo sfrutta per far dipanare la storia, ma purtroppo conclude i punti troppo presto, lasciando oltre 150 pagine finali dopo l'ultimo punto.
Altra cosa che non mi è piaciuta, sono stati i salti temporali. Non parlo di salti da intreccio, la storia procede in ordine quasi cronologico. Sono proprio salti: Ylva viene rapita, pochi capitoli dopo sono passate 3 settimane, poi 6 mesi, un anno e così via. Ma non ce lo dice l'autore, lo buttano lì i vari personaggi, così, en passant, confondendo totalmente i lettore che si trova davanti eventi che fatica a collocare.
La pecca più grande però, è la mancanza di approfondimento psicologico.
Tanti fatti, tutti in fila, ma senza indagare sui sentimenti, le paure, le angosce. Cosa prova Mike, il marito? Teme che Ylva sia scappata con l'amante, ma lui cosa sente? Dov'è la sua rabbia, il senso di perdita e di sconfitta?
I motivi del carnefice? Giusto accennati e poi spiegati in tre pagine nell'epilogo. Avrei voluto vedere la sua soddisfazione nel ferire Ylva, nell'umiliarla, nel tenerla rinchiusa. Perché lo fa? La risposta che mi sono data è: così gli ha detto di fare l'autore e lui lo fa.
Piattume totale per tutto il romanzo. Anche molti eventi sono gestiti male e frettolosamente.
Esempio eclatante le indagini:
"Sospettiamo del marito, sapete com'è..."
"Avete prove concrete?"
"No..."
"Allora chiudete e archiviate come non risolto"
Quattro frasi.
In queste condizioni è difficile parlare anche dei personaggi.
Ho simpatizzato con Ylva? Sinceramente no. E non importa che forse era l'intento dell'autore: è la vittima, un po' di pena dovrebbe farla.
Per il marito? Insomma. M'è venuto da pensare: eri cornuto e un po' te lo meritavi.
Il carnefice: brevi apparizioni anonime. Impossibile sia stare dalla sua parte che odiarlo sperando che venisse smascherato.
Gli unici odiosi i due incaricati delle indagini che alla fine hanno quello che si meritano.
Perfino Calle Collin, che un pochino si impegna, non suscita la benchè minima emozione.
Unica cosa salvabile: la scrittura. Vero che non è approfondita psicologicamente e fa salti temporali, ma si legge liscia come l'olio. Grazie a quella ho praticamente divorato il romanzo in pochi giorni. Peccato non ci fosse niente da divorare.
Un libro che promette, incuriosisce, alletta e tenta il lettore, ma che poi non soddisfa minimamente le aspettative che crea.
Finale troppo splatter ed esagerato.


Commenti

  1. Se non sbaglio, di questo autore ho letto Ora sei mia e mi piacque moltissimo! Non conoscevo questo romanzo, ma ci farò sicuramente un pensierino e lo inserirò nei Maybes, perché mi intriga :D ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non conoscevo l'altro titolo, magari me lo segno per dargli una seconda possibilità

      Elimina
  2. Mi sa che lo lascio sullo scaffale :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me lo hanno prestato. Come ho detto, si legge bene, però... non mi ha convinta

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Recensione: La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig

Recensione: Il paradiso dei diavoli di Franco Di Mare

Segnalazione: L'angelo e il mugnaio di Antonio Aschiarolo